Memoria di un terremoto

Nel 1980, Elisa aveva 15 anni. Il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre costrinse lei e la sua famiglia a trovare rifugio in una roulotte, piazzata a Campestre, frazione di Castelgrande, in provincia di Potenza. Una notte, uscita per andare ai bagni, Elisa cade e si ferisce alla testa. Piange terrorizzata, i familiari l’accompagnano al più presto dal capo-campo di turno che – Provvidenza vuole! – è un medico. Il sanitario l’accoglie con gentilezza, si fa aiutare da una maestra presente e da altri volontari; tranquillizza la ragazzina, ferma il sangue e chiude la ferita con alcuni punti, poi l’abbraccia e la invita a tornare per i controlli. “Sono tornata più volte a fargliela vedere e dopo qualche giorno mi ha tolto i punti. In dieci-quindici giorni mi era passato tutto, la ferita era perfettamente guarita, quasi non si vedeva neanche il segno. Non dimenticherò mai il dottor Piccinini. Era bravo, affettuoso, gentile, preoccupato per me. Quando ho saputo che era volato in cielo ho pianto tanto ed ho pregato per lui”.

Copertina del libro “Memoria di un terremoto”

Elisa Muro è una delle tante testimoni il cui racconto ha costruito il libro “Memorie di un terremoto”, di Vincenza Lisanti (la maestra che aiutò Elisa ed Enzo) e Lucio Saggese  (Adafor Editore), per ricordare, a 40 anni di distanza, come il paese di Castelgrande visse il terremoto del novembre 1980, il rapporto con i soccorsi, i fili di umanità che si tesero tra gli abitanti e i volontari. “È un’esperienza insieme di dolore, di paura, ma soprattutto di fratellanza” scrive nella presentazione il giornalista Riccardo De Sanctis, di ascendenze castelgrandesi.

Di Enzo, si ricordano in tanti. Gli autori lo accomunano nel ricordo a don Tommaso Latronico, materano d’origine, che arrivò con un altro dei tanti gruppi del Movimento che don Giussani spinse a muoversi per aiutare. Don Tommaso – ricordano gli autori – morì a 45 anni per una grave malattia, Enzo a 48 per un incidente stradale. Entrambi hanno speso la vita al servizio degli altri ed ora anche per il prete di Nova Siri si è aperto il processo di beatificazione già in corso per Piccinini.

“Il primo valore che emerse fin dal giorno del terremoto è stata la volontà di alcuni di non lasciarsi distruggere da quell’evento tragico. In realtà credo che questo protagonismo è stato possibile in gran parte per la presenza, già dai primi giorni del dopo terremoto, di Enzo Piccinini e dei suoi amici di Modena, che sono accorsi senza indugi a dare i primi soccorsi” scrive dal Messico Amedeo Orlandini, reggiano d’origine, che nella roulotte restò poi per mesi ad accogliere e coordinare aiuti e volontari. “La caratteristica – prosegue – è stata fin dall’inizio il desiderio di un’amicizia operativa, non sentimentale, con gli occhi aperti e le mani nella massa di fronte ai problemi concreti”.

Castelgrande (PZ), Novembre 1980 – Festa popolare sotto la tenda degli Alpini