Marcatori contro il tumore del colon retto: la ricerca diventa europea

L’Ufficio Brevetti dell’Università di Bologna ha incontrato recentemente i rappresentanti di NLC-the European Healthtech Venture Building, una società olandese nota a livello mondiale, che ha la finalità di valorizzare le ricerche mediche più interessanti sviluppate negli Atenei.

L’interesse di NLC si è da tempo focalizzato sulla ricerca dei marcatori presenti nel sangue per individuare sollecitamente ed in maniera non invasiva eventuali tumori del colon retto. L’indagine, promossa ed inizialmente condotta dal prof. Strippoli e dagli allievi del prof. Piccinini, poi proseguita e sviluppata dalla professoressa Rossella Solmi e dal suo team, prese il via una ventina di anni fa da un’intuizione di Enzo Piccinini, che al collega più giovane, impegnato sul fronte biochimico e genomico, disse “un giorno dei tumori non si occuperanno più i chirurghi, perché verranno scoperti prima con altri metodi”. La Fondazione Piccinini ha affiancato per anni il gruppo di ricerca, destinando ad esso quanto ricavato annualmente dall’incasso del 5 per mille. Ciò ha permesso tra l’altro il co-finanziamento di un assegno di ricerca, tuttora in essere e prezioso per la squadra.
Oggi la ricerca è cresciuta ed ha bisogno di validare i promettenti risultati ottenuti su una vasta casistica raccolta a livello europeo in più centri di ricerca; perciò la Fondazione lascia con piacere la collaborazione economica, continuando a seguire con interesse i risultati scientifici che idonee strutture permetteranno di conseguire.

Da parte nostra – spiega la professoressa Solmi – abbiamo ottenuto il consenso del Comitato Etico e siamo pronti per partire. Per quanto riguarda lo sviluppo del pannello CELTiC (acronimo che riassume il nome dei 4 marcatori), UNIBO e NLC stanno lavorando insieme per organizzare la validazione dei risultati su 500 casi (250 arruolati a Bologna, 250 ad Amsterdam), tramite l’attivazione di uno spin-off che dovrebbe operativamente avviarsi a gennaio 2021.

Tuttavia, il Covid ha inciso pesantemente anche sul loro lavoro, rallentando la ricerca. La validazione deve essere effettuata su persone che devono sottoporsi a colonscopia, perchè risultate positive al FIT (acronimo di “fecal immunohistochemical test”, cioè test del sangue occulto nelle feci). La programmazione delle colonscopie è rallentata dal sistema sanitario, oberato dalla priorità di assistenza al Covid ed è inoltre frenata dalle persone stesse, che hanno paura ad andare in ospedale per sottoporsi agli accertamenti; la gente rinvia le colonscopie, che al momento sono la base per l’individuazione dei tumori, con conseguenze preoccupanti relativamente al crescente numero di carcinomi del colon-retto individuati a stadi avanzati. Infine, con la pandemia da Covid anche il numero di persone che aderisce allo screening sul sangue occulto è purtroppo notevolmente diminuito.

Lo screening potrebbe coprire in realtà il 90% della popolazione invitata (tra i 50 e i 69 anni in alcune Regioni come l’Emilia Romagna, fino a 74 in altre come il Lazio), ma soltanto il 50% risponde alla proposta, veramente facilissima da attuare e che permetterebbe l’individuazione precoce delle neoplasie.

La Fondazione auspica che la ricerca, nata da un’idea lungimirante del chirurgo Piccinini ed oggi in “rampa di lancio” per essere messa a disposizione della comunità umana possa davvero ridurre la gravità dei casi di carcinoma e migliorare sensibilmente la qualità di vita delle persone colpite. Anche per gratitudine nei confronti di coloro che, negli anni, hanno offerto il loro contributo, la Newsletter continuerà a dare conto dei traguardi ottenuti, sulle orme di Enzo che desiderava “meno chirurgia e più prevenzione”.

Fondazione Enzo Piccinini