S. Messa XXIV Dies Natalis Enzo Piccinini

S. Messa in occasione del XXIV Anniversario del Dies Natalis di Enzo Piccinini celebrata da Matteo Maria Zuppi, Cardinale e Arcivescovo metropolita di Bologna, nella Cattedrale di S. Pietro a Bologna, Venerdì 26 maggio.

Trascrizione dell’Omelia e degli interventi tenuti dal Card. Matteo Maria Zuppi in occasione della celebrazione del XXIV Anniversario del dies natalis di Enzo Piccinini

Omelia di Matteo Maria Zuppi

Cardinale e Arcivescovo metropolita di Bologna

Ci prepariamo alla Pentecoste, che è proprio la chiarezza di quel “profondo del tempo” [titolo del canto che aveva introdotto il rito, ndt] che entra nel nostro tempo e che continua ad illuminarci, a riscaldarci, ad appassionarci, a farci rientrare in noi stessi, a credere a qualcosa di più grande di noi che, però, passa sempre per la nostra vita e per la nostra umanità; e a scoprire che, docili allo Spirito, parliamo lingue nuove. È lo Spirito che trasforma la faccia della terra e che cambia i cuori. È lo Spirito la vera forza che rivela quel “profondo del tempo” che entra nel nostro tempo, che ne è il senso e il futuro, e la cui rivelazione continua a mostrarsi e a manifestarsi nella presenza del Signore, che accompagna, guida e protegge la nostra vita, e che possiamo capire in pienezza soltanto nello Spirito. Perché? Perché lo Spirito ci apre gli occhi! Lo Spirito è l’amore, è la presenza del Signore, è l’amore stesso del Signore che si fa concreto, che entra nei nostri cuori, che dà forza alla nostra vita. E non c’è niente da fare: quando amiamo, ci accorgiamo del mondo intorno; quando non amiamo, andiamo sul ripetitivo, ma una ripetitività vuota, non riempita da una presenza.

È vero che l’amore è anche ripetizione, ferialità e quotidianità: ma si tratta di una ferialità riempita di tanta presenza. Quando amiamo, allora vediamo con gli occhi del cuore, perché, appunto, nell’amore ci accorgiamo di tutto ciò che ci circonda e tutto, nell’amore, acquista un significato e cambia; vediamo gli altri in maniera diversa, si accende qualcosa. Un po’ come accadde ai discepoli di Emmaus: ci arde qualcosa nel petto e cambia tutto! Diventiamo pieni di amore, con la forza travolgente dell’amore, con quell’assoluto che è l’amore, con quel desiderio che trova il suo compimento solo nell’amore. Qualche volta abbiamo talmente tanta paura dell’amore, che, prima di amare, vogliamo prima capire tutto: selezionare, spiegare, equilibrare, moderare, a tal punto che, alla fine, non rimane più nulla, oppure rimane qualcosa di talmente tiepido, che finiamo per non capire più cosa stiamo facendo, o innamorati di noi stessi, o di tante cose che ci rendono schiavitù. Spesso abbiamo tanta paura dell’amore vero!

Possiamo dire che Enzo non aveva paura dell’amore, anzi, tendenzialmente, aveva paura della mediocrità nell’amore, aveva paura di perdere l’Assoluto, aveva paura di non riuscirne a comunicare la passione travolgente! Io non ho mai conosciuto Enzo, ma credo che, un po’ come la sua guida in auto, correva sempre da una parte all’altra. Così come le sue giornate: credo – e qui dovremmo domandare a molti di voi – sempre pieni di qualcosa! Perché è la passione del cuore e dell’amore quella che, appunto, riempie e cambia tutta la vita e la fa unire all’amore del Signore. Quando uno è pieno di amore, lo comunica, lo condivide e ne fa partecipi gli altri con tanta forza, come quella, appunto, che ha toccato il cuore di tanti di noi, di cui custodiamo il ricordo e di cui ringraziamo il Signore.

Fondazione Enzo Piccinini