La targa sul monte Cusna

Il monte Cusna è la più alta cima dell’appennino reggiano, e piaceva tanto al reggiano Enzo, che tante e tante volte ci trascinò gli universitari del CLU di Bologna e chiunque – con buone gambe – volesse coinvolgersi nella sua fame di scoperte.

Quegli universitari (molti oggi hanno i capelli brizzolati) non hanno dimenticato l’emozione di quelle gite, con quel leader; sul Cusna, c’è una croce, cui una decina di anni fa gli ex-ragazzi hanno apposto una targa: “In ricordo di Enzo, che ha tanto amato questa montagna e la nostra libertà. CLU Bologna”, preceduta dalle parole con cui Enzo concluse la sua testimonianza agli studenti universitari di Comunione e Liberazione nel dicembre del 1998: “La mia vita è come una mongolfiera: più mi innalzo, più scopro aspetti dell’umano impossibili prima: la capacità di fedeltà, di amicizia, di lealtà, di ripresa, di indomabilità. Da ultimo: è una gratitudine che caratterizza la mia vita. Perciò non ho paura di darla tutta”.

Quella targa è rimasta lì indisturbata per una decina d’anni finché qualcuno non ha pensato di tirarla via, insieme all’altra targa con la preghiera per la canonizzazione di Enzo, apposta nel luglio del 2019.

Quella preghiera, chissà perché, dava fastidio: prima è stata ripetutamente vandalizzata con scritte volgari, che gli amici di Enzo provvedevano a ripulire. Infine si è passati all’opzione radicale: hanno rimosso tutto, sia la targa del CLU di Bologna che la preghiera.

Gli amici di Enzo allora ne hanno preparato una nuova, studiando un modo di applicarla alla croce che renda per lo meno ardua la sua rimozione.

E sabato 28 maggio sono saliti sul monte Cusna per la messa in opera. C’erano Thomas, titolare di BLM (Bergamini Lavorazioni Meccaniche), che ha tagliato l’acciaio della targa e studiato il modo per rendere perlomeno molto arduo ogni tentativo di rimuoverla, sua figlia Elena, Massimo P., Luca e Massimo V.

In precedenza, un gruppetto di universitari di Bologna, con Luigi, era andato a “prendere le misure”. E la preghiera per la canonizzazione, incisa su acciaio corten, è il “provino” fatto preparare da Umberto di Cremona per la realizzazione dell’urna posta in prossimità della tomba di Enzo (vedi Newsletter del 17 maggio 2021).

Siamo realisti: probabilmente non finirà qui la storia.

Ma insieme al mistero sull’origine di tanta ostilità, se non odio (non c’è da stupirsi: siamo nella provincia reggiana, nel cuore del “triangolo rosso”, nella culla delle Brigate Rosse…), c’è però anche l’indomabilità degli amici di Enzo

Fondazione Enzo Piccinini