Tutto è un dono

Si può incontrare Cristo in un campo di calcetto? Luigi avrebbe risposto di sì. Lui, che giocava sempre con la maglia numero 10, quella del “regista” della partita, potrebbe insegnarci che la partita si vince quando si lascia che il regista sia un Altro.

Sul campetto di Gavirate, provincia di Varese, è nata e cresciuta la vicenda di Luigi Bottino. Lui se n’è andato lo scorso anno, a 63 anni, minato da un tumore, ma non aveva mai perso voglia di vivere, aveva cresciuto costantemente la sua fede ed era diventato punto di luce per la sua famiglia e per un gruppetto di amici fedelissimi.

Questa storia di bellezza condivisa è diventata il libro “Tutto è un dono”, a cura di Antonio Tombolini, con introduzione di padre Mauro Giuseppe Lepori, Abate Generale dell’Ordine Cistercense. Le edizioni Cantagalli consegneranno alle librerie i volumi a partire dal 22 aprile, ma già da ora è possibile prenotare il libro sul sito, in versione cartacea o in e-book.

La storia di Luigi e dei suoi amici incrocia quella di Enzo Piccinini quando (per ringraziare di una remissione della malattia, anche se purtroppo solo temporanea), il gruppo si reca a Modena, per pregare sulla tomba di Enzo, di cui proprio in quei giorni era stata avviata la causa di beatificazione. L’incontro con Enzo – spiega Antonio Tombolini – riaccende la fede di Luigi, che vuole condividere la passione per Cristo del chirurgo emiliano.

Annalisa, la figlia di Luigi, racconta nel libro come la vicenda del padre si sia dipanata in un crescendo contemporaneo di forza e di affidamento. “A volte mi veniva il pensiero che finalmente avesse trovato se stesso e che Qualcuno che sapeva bene cosa stava facendo lo avesse condotto lì, che quello che stava accadendo non fosse una serie di eventi casuali, ma che tutto questo amore e tutta questa forza erano lì perché dovevano servire a qualcosa e a qualcuno. A lui certo, in primis, ma avevano cambiato anche le persone che aveva intorno rendendole diverse, consapevoli”.

Tombolini descrive con parole commosse il loro viaggio a Roma, per incontrare padre Lepori. Per l’occasione si unì a loro anche padre Bernardo Cervellera. Già affaticato dalla malattia, ma indomito nella curiosità, Luigi chiese ai due sacerdoti come fosse nata e come si alimentasse la loro vocazione. “Tutti fecero silenzio – scrive padre Lepori – e Luigi poté esprimere le domande che portava nel cuore e voleva porci. Era come se non fosse venuto che per questo, per porci alcune domande essenziali sulla vocazione e la strada per seguirla nella compagnia della Chiesa. Ed era chiarissimo che non domandava semplici risposte chiarificanti: domandava la testimonianza della nostra vita. Io ho trovato raramente un domandare così intenso, un domandare che veniva contemporaneamente dal profondo di tutta una vita come dall’urgenza dell’approssimarsi della fine. Domande di uno per cui è evidente che «il tempo si è fatto breve» (1Cor 7,29). Così, dopo quel giorno, quell’incontro, mi sono accorto con stupore che Luigi mi aveva donato la sua domanda più di quanto io gli avessi donato le mie risposte. Mi ha lasciato nel cuore una domanda di vita e di senso, una domanda di Cristo e di abbraccio di Lui, che prima percepivo meno intensamente, meno drammaticamente”.

La storia di Luigi ha interpellato profondamente anche Massimo Vincenzi, presidente della Fondazione Piccinini, che accompagnò i pellegrini di Gavirate alla tomba di Enzo e rimase colpito dall’inspiegabile allegria del gruppetto, sereno pur tra dure prove, grazie alla fiducia certa nella presenza infinita del Mistero.

“Il miracolo per Luigi – conclude Tombolini – non si è compiuto nella sua carne ma nel sangue del suo sangue, nella sua famiglia e nei suoi amici”. “Mia figlia ha ricominciato a pregare e ora dico il rosario con lei e i miei nipotini. Basta questo. Ora posso morire” commentava sereno Luigi.

Fondazione Enzo Piccinini