Una memoria che non si spegne

Lisa Bellocchi – Fondazione Enzo Piccinini

Una memoria che non si spegne, nonostante il tempo che passa e le difficoltà dei giorni presenti. Nella Cattedrale di Carpi, gremita per quanto le normative Covid-19 permettevano e contemporaneamente in streaming, è stato ricordato il XXI Anniversario del Dies Natalis del Servo di Dio Enzo Piccinini. La Messa è stata presieduta dall’arcivescovo – abate di Modena Nonantola Erio Castellucci, e l’omelia è stata pronunciata dal vescovo di Imola Giovanni Mosciatti (Scarica la versione integrale dell’omelia).

Nel giorno che la Chiesa ha dedicato alla memoria di San Filippo Neri, santo della gioia, una grande gioia ha invaso tutti i presenti (circa 200 nella Cattedrale, più altri 500 collegamenti via web) allorché mons. Castellucci ha annunciato la missiva della Congregazione dei Santi con il “nihil obstat” alla prosecuzione della Causa per la beatificazione di Enzo. Questo atto era fortemente desiderato dalla Fondazione Enzo Piccinini, attrice della Causa, ma il blocco delle attività per il Coronavirus faceva temere una lunga attesa, che si è invece risolta nella corale soddisfazione e nel ringraziamento a Dio e a don Erio, per il suo personale, amichevole impegno nella promozione della Causa.

Il canto di “Povera Voce” ha accompagnato l’ingresso dei celebranti in Cattedrale, seguito da un’intenzione speciale di preghiera letta da Fiorisa, la moglie di Enzo. Richiamandosi alle tante restrizioni che l’emergenza sanitaria ha imposto negli ultimi mesi, Fiorisa ha ricordato la preghiera costante dei fedeli al seguito di Papa Francesco; il Signore – ha affermato – ha consolato il popolo cristiano mandando i suoi Santi e restandogli vicino. Nell’anniversario del Dies Natalis di Enzo – ha proseguito- “chiediamo al nostro amico di aiutarci a far tesoro per sempre dell’esperienza vissuta, a cercare ogni giorno il volto di Cristo, a chiedere umilmente al Padre giustizia e misericordia”.

Alla liturgia del giorno, che vede l’apostolo Paolo, in procinto di partire per Gerusalemme, salutare gli anziani ad Efeso, consapevole di avere “servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei”; di non essersi “mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare, in pubblico e nelle case, testimoniando a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù”, si è ispirato il Vescovo Mosciatti nell’Omelia, paragonando le certezze di Paolo all’attività di Enzo: un uomo che , investito dall’umanità di Gesù, la esprimeva in un impeto di vita “del quale non potevamo fare a meno, così che era immediato in chi Io accostava anche solo un momento l’urto di una presenza umanamente eccezionale, che ridava speranza e quindi faceva sorgere la domanda su come mai era così”.

Don Giovanni ha ricordato la propria amicizia con Enzo dai tempi dell’università, e ciò che Piccinini gli disse incontrandolo quando era giovane parroco in una Fabriano colpita dal terremoto: “quando sarai Vescovo…”. Una coincidenza non casuale, per il Presule, il fatto che la convocazione a Roma per l’annuncio dell’Ordinazione Episcopale gli giunse quando aveva appena letto il santino con la preghiera per la beatificazione di Enzo; ancora più stupefacente che anche la segretaria della Nunziatura avesse letto lo stesso santino al momento di convocare il sacerdote…  E tutto questo, il giorno dopo la celebrazione del XX Anniversario del Dies Natalis.

“Enzo era un uomo e la sua umanità è il tessuto della sua santità”, ha proseguito mons. Mosciatti. “La santità è proprio la pienezza dell’umano. Enzo era un uomo conquistato da Cristo, e aveva deciso di non sottrarsi mai a questo, perché lo rendeva libero. Quante volte ci ha ripetuto che essere “presenza”, in una situazione, vuol dire esserci in modo da perturbarla, cosicché, se tu non ci fossi, tutti se ne accorgerebbero, perché sarebbe diverso; non perché fai grandi cose, ma perché sei te stesso. Essere “presenza” vuol dire essere dentro una situazione prendendo Cristo come avvenimento della nostra persona”.