Gli straordinari per il Covid e la donazione per la causa 

Claudio Bianchini, medico chirurgo vascolare

Sono un medico, chirurgo vascolare e lavoro a Parma ormai da quasi 5 anni. Prima ho fatto l’università e la specializzazione a Bologna dove ho conosciuto Giampaolo Ugolini (chirurgo allievo di Enzo all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, ndr). Attraverso di lui ho visto un modo di lavorare e stare insieme tra colleghi che non ho visto da nessun’altra parte e che tutt’ora cerco. Ho visto Enzo solo una volta, a Rimini ad un incontro pre-meeting (forse del 1998). Non ricordo tanto di quello che disse, ma mi ricordo lui.
Durante gli anni di studio a Bologna, sono entrato in contatto con molte persone che lo hanno conosciuto, sia del movimento (di Comunione e Liberazione, ndr) che colleghi in ospedale, raccogliendone pareri anche un po’ discordanti. È sorta così per me una domanda personale: “Chi è Enzo?” Piano piano, andando avanti nel percorso formativo e poi nel lavoro, ho visto sempre di più la estrema pertinenza di quello che diceva a problemi e domande che piano piano sorgevano in me. In particolare, la testimonianza “Una cosa dell’altro mondo. In questo mondo” (pubblicata in “Il fuoco sotto la cenere”, di Enzo Piccinini, Edizioni SEF, ndr). Penso di non aver mai sentito nulla di simile riguardo alla posizione cristiana di fronte al dolore. Il rapporto con Giampaolo Ugolini e gli incontri su Enzo degli ultimi anni sono stati e sono un grosso stimolo per la mia crescita umana e professionale.
In questi ultimi mesi, con lo tsunami del COVID, ho vissuto una forte esperienza in cui ho affrontato situazioni impreviste e drammatiche permettendomi di riscoprire chi sono, cosa mi sostiene, che ruolo ho di fronte al paziente, cosa cerco. Le amicizie del movimento e le testimonianze di Enzo sono state un grosso aiuto in questo periodo, rilanciandomi alla scoperta delle circostanze quotidiane anche ora che è passato il momento di emergenza.
La mia donazione alla Fondazione è il corrispondente degli straordinari che ho avuto dall’ospedale e dalla Regione per aver lavorato nei reparti COVID per un mese. Non è quindi nulla di straordinario: è semplicemente l’essere consapevole che, senza aver incontrato Enzo attraverso altre persone, non mi sarei mai proposto per aiutare nei reparti COVID e non avrei fatto l’esperienza privilegiata che ho fatto.
Claudio Bianchini Massoni