SULLA STRADA PERCORSA DAI SANTI “VOGLIAMO ESSERE FELICI”

di Francesco Paracelli

Alle 15 di sabato 2 Novembre, alcune famiglie con i loro bambini si sono trovate a pregare davanti alla tomba di Enzo, nel Cimitero di Cittanova (MO), dopo aver assistito alla santa Messa che il Parroco celebrava in commemorazione dei defunti di quel territorio.

Quelle persone provenivano da Cassano Magnago, in provincia di Varese e recavano con sé un dono meraviglioso: un bimbo tenerissimo, di pochi mesi, di nome Giovanni. Fiorisa, moglie di Enzo, che era con loro quel pomeriggio, insieme alla figlia Chiara e a suo marito, conosceva la storia di quel bimbo. Infatti pochi giorni prima aveva ricevuto un messaggio scritto da una del gruppo. “Cara Fiorisa, ci tenevo a scriverti, sollecitata dagli amici, per raccontarti quello che, come di schianto, è entrato nelle nostre vite in quei giorni di maggio, con la nascita del piccolo Gio’. Nasce il 26 maggio, sesto figlio di F e J, e si fa festa attorno a loro, ma il Padre Eterno aveva già in serbo che questo bimbo sarebbe stato «speciale» per tutti noi.

Per farla breve: viene operato due giorni dopo la nascita al Niguarda di Milano, per problemi cardiaci: l’operazione è durata sette ore. Nei giorni precedenti all’operazione, un’amica ci ricorda che Gio’ è nato nell’ anniversario della scomparsa di Enzo: che segno per noi! Si inizia a pregare, si cerca la sua immagine con l’intenzione di preghiera, la stampiamo, ognuno di noi se l’appende in casa; non c’è un istante in quei giorni in cui ci si dimentichi di pregare Enzo, chiedendo la sua intercessione per la guarigione di Gio’.

Oltre alla compagnia quotidiana di ognuno agli amici (curare i figli, far da mangiare, stirare ecc.) tutto, tutto è diventato una preghiera. Mai come in quei giorni abbiamo avuto la consapevolezza che il miracolo è qualcosa che ci costringe a pensare a Dio. È stato così per noi, riscoperti amici, dentro un bisogno che ci ha fatto urlare che «vogliamo essere felici»! Dentro tutto, proprio tutto, fino alla domanda di un’amica: «E se Gio’ morisse? Ci crederemmo ancora che il Signore ci rende felici?» Adesso finalmente il bimbo sta bene! Amica, siamo stati di fronte ad una radicalità di sguardo e di tensione, come mai prima, con quel fuoco dentro, di cui tuo marito era testimone, che non gli permetteva di accontentarsi.

Una gratitudine immensa, a Dio e a chi ci accompagna dal cielo, per tenere alta la nostra domanda! Non vediamo l’ora di incontrarti, amica, perché quel che è accaduto fa nascere in noi questo desiderio di avere un cuore desto: desto ed indomabile. Così veniamo sulla tomba di Enzo, grati, perché ancora, dal cielo, risveglia i nostri cuori, e noi possiamo convertirci. Non vediamo l’ora di incontrarti, e guardarti negli occhi, per testimoniare cosa accade quando un cuore è desto. Ci racconteremo…Grazie, a presto! M.”

Finito il momento di preghiera, a conclusione del breve incontro, F, che è la mamma di Gio’, fornisce maggiori dettagli sull’accaduto, descrive nei particolari il susseguirsi degli eventi.

Gli amici si lasciano con delle foto per ricordarsi reciprocamente; sanno che, dentro alle vicende della vita, chi sta aggrappato a Cristo è lieto, avendo scritto nello sguardo che è possibile vivere ogni dramma, senza esserne schiacciato.

La promessa è di accompagnarsi nella preghiera, sulla strada percorsa dai Santi, per essere fin d’ora pienamente felici.