Il nostro cuore non si è perduto, anzi è diventato più grande

Messa per il XXV Anniversario del dies natalis di Enzo Piccinini domenica 2 giugno nel Duomo di Modena, e a seguire l’incontro pubblico di presentazione del libro Amico carissimo (BUR 2024)

Dopo la presentazione del libro a Bologna, c’è stata, domenica 2 Giugno 2024, quella di Modena. Enzo di amici ne aveva tanti e dappertutto, ma a Modena lo conoscevano anche i sassi. Lì ha vissuto con la sua famiglia, lì sono cresciuti i figli, lì aveva comprato casa con la moglie Fiorisa.

Il pomeriggio prometteva pioggia e non c’è stato verso. Poco dopo l’inizio della Messa in Duomo presieduta dall’Arcivescovo don Erio Castellucci ha iniziato a scrosciare e la presentazione del libro, anziché in Piazza come progettato, si è svolta al chiuso, nella meravigliosa chiesa barocca del Voto, a pochi passi dal Duomo.

Forse non un caso, perché se Enzo barocco non era, sicuramente l’esuberanza che lo contraddistinse gli dava una forma fuori dagli schemi, “in sovrabbondante esplosione” come gli stucchi, le sculture, i dipinti che nella chiesa del Voto abbiamo ammirato.

“…Enzo – ha detto l’Arcivescovo durante l’omelia (leggi qui il testo integrale) – …certamente era una persona che ha preso sul serio l’offerta … di Gesù e ha risposto con il suo fortissimo carattere dando il proprio sangue, cioè letteralmente spendendosi, con impeto, con profondità, con trasporto, a volte con impulsività; sempre per la causa di Cristo…”.

Della novità e dell’attualità di Enzo hanno parlato i due autori del libro, Chiara Piccinini e Pier Paolo Bellini, e il loro ospite Matteo Matzuzzi, vaticanista de Il Foglio, che ha risposto ad alcune domande di Bellini.

Veniamo così a sapere che il motivo delle conversioni al cattolicesimo che si stanno registrando in Francia tra i giovani di famiglie non cristiane è letteralmente la ricerca del senso della vita e della felicità. Proprio come accadde a Enzo, il cui dar credito innanzitutto alla voce del cuore sfociò nell’adesione all’esperienza di don Giussani.

È sempre Matzuzzi a parlare di solitudini esasperate, di giovani moderni che si tengono alla larga volontariamente dalle relazioni umane, rilevando di contro la decisione con cui Piccinini si legava alle persone che incontrava, in quanto il fatto cristiano non può non generare un’amicizia per la vita.

Tra le battute finali, dopo quasi due ore di dialogo, letture e canti, risuona una frase di Enzo: “C’è forse qualcuno che non è degno di conoscere Cristo?” detta in risposta a un suo accompagnatore che, vedendolo stremato, gli aveva chiesto: “Ma era proprio necessario venire qua, in questo posto da quattro gatti, con tutto quello che hai da fare?”.

E lo sguardo si volge al pubblico presente, composto di molti che Enzo non l’hanno conosciuto e ne hanno solo sentito parlare, ma anche di quelli pescati dalla rete a maglie strette degli amici di Enzo che, come lui, “ti ritenevano degno” di conoscere Cristo.

E proprio lì, proprio in questo popolo, vecchio e nuovo, mentre scorrono i titoli di coda della giornata a Modena, brillano gesti di gratuità senza se e senza ma, abissale, che fanno dire: “Enzo, il nostro cuore non si è perduto. Anzi, è diventato più grande”.

Davide Cattini