La scoperta di Enzo come amico

La testimonianza degli amici che hanno accompagnato oltre mille persone nella visita alla mostra su Enzo nell’ultima edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli

Sono Marco – per alcuni amici M – e insieme ad altri studenti del CLU (Comunione e Liberazione Universitari) di Bologna durante la settimana del Meeting abbiamo spiegato la mostra di Enzo Piccinini. La mostra – come sapete – non è nata per il Meeting, bensì per il Campus by night, un evento che con la comunità del CLU di Bologna facciamo a maggio in via Zamboni dove portiamo mostre ed incontri che a noi colpiscono e che desideriamo far conoscere ai nostri amici e compagni di corso.

Per noi i giorni del Meeting sono stati molto impegnativi, ma di fronte a ciò che accadeva siamo arrivati alla fine della settimana grati e commossi. Per esempio, un’amica – la leggendaria Pia – mi diceva: “Questi giorni sono stati molto intensi e bellissimi, però anche nella fatica ci sono stati degli episodi che mi hanno aiutato a vincere la spossatezza. Tante persone hanno conosciuto il dott. Piccinini per la prima volta attraverso la mostra del Meeting, e hanno voluto saperne di più su di lui. Oppure alcuni arrivavano al desk della mostra per dirmi che erano stati pazienti di Enzo, o avevano ricevuto qualche supporto clinico, e il fatto che erano ancora riconoscenti mi ha dato speranza perché è il frutto di una storia che continua, per Grazia. È una storia che oltrepassa le barriere della morte”.

Ma la scoperta più grande che ci portiamo dietro è proprio quella di aver capito che Enzo era ed è nostro amico, proprio perché ci sentivamo aiutati da lui. Ricordo un momento durante gli ultimi giorni di spiegazione in cui iniziavo a perdere la voce per via degli intensi turni che c’erano da fare, e quindi per spiegare la mostra chiedevo sempre aiuto ad un amico; ma quando prendevo il microfono e iniziavo a parlare, la mostra mi dava la voce che non avevo o l’energia che non possedevo. Era un risveglio costante, una tensione che – almeno a me – sfidava su tutto.

È stato bellissimo un pranzo che con alcuni abbiamo fatto il primo giorno, in cui un amico – Lollo – diceva: “Qui riapro gli occhi, e ho bisogno di vedere se le cose che diciamo sono vere, e soprattutto se sono vere poi quando torno a casa”. In quel momento esigevamo quel desiderio di felicità su tutto ciò che facevamo – sullo studio, sui rapporti a casa –, e in quei giorni era evidente che un’ipotesi possibile c’era.

La nostra amicizia con Enzo – amicizia nel senso di tensione su tutto, non di pacca sulla spalla – era evidente, e per me è evidente proprio in questi giorni a Bologna, dopo un mese dal Meeting. Ricordo che mi stavo facendo la doccia e ascoltavo il video di Enzo (miglior sottofondo di sempre), e mentre lo sentivo per la centesima volta ad un certo punto penso: “Io, comunque, ascolto ogni volta Enzo perché proprio in questo momento ho bisogno di un amico. Ogni volta che riguardo il video c’è sempre un momento in cui mi sento richiamato”; ed era il momento in cui il Giuss gli diceva “Enzo ma il problema non è pregare… è che tu non sai offrire. Offrire significa riconoscere che la realtà non è una cosa che hai in mano tu”. Bellissimo risentirlo, perché altrimenti finirei sempre per dimenticarlo. Con Enzo mi è chiaro il fatto di non voler più essere spettatore della mia vita, ma protagonista.

Marco Ercolani, settembre 2023