Testimonianza di una guida della mostra al Meeting 2024

Carissimi Paola, Massimo e amici tutti, accettare di presentare la mostra di Enzo su invito di Anna Garuffi, cui mi lega una grande e lunga amicizia, ha rappresentato per me una svolta e un’autostrada di certezza e gratitudine. Abbiamo vissuto intorno ad Enzo all’Università di Bologna, vivendo insieme in 40 ai primi degli anni ’80, e ora con il Meeting avevamo entrambe lo stesso desiderio: rincontrare Enzo, perché la sua vita, il suo cambiamento, il suo sacrificio, riaccadesse nella nostra vita.

Oltre ai numerosi fatti accaduti, grazie ad un popolo attento e curioso, alla commozione che ci ha inondato attraverso le nostre presentazioni in Fiera, davanti a tanta gente conosciuta e sconosciuta, voglio fissare due contraccolpi e sussulti del cuore che mi hanno scosso e cambiato, raccontando la febbre di vita e la baldanza ingenua di Enzo.

Innanzitutto, mi ha commosso e mobilitato quella sua idea di amicizia che discende direttamente dall’Origine, dall’esperienza della preferenza nel rapporto con Don Giussani, una percezione ed una coscienza ben più grandi di un caffè in compagnia: l’appartenenza totale e radicale di Enzo a chiunque incontrasse, proponendo lo Scopo che travolgeva la sua vita. Mi sono risultate improvvisamente chiare e tangibili le parole scritte nella sua preghiera di intercessione, quando si dice che non c’era più giorno in cui non cercasse “in ogni modo la gloria di Cristo”. Ecco, l’amicizia come Gloria, Gloria di colui che vive tra noi e in noi, dopo l’incontro eccezionale con i tratti inconfondibili dell’umanità di Don Giussani. Quel “in ogni modo” vive e supera ogni moralismo, nella prospettiva di una libertà totale, compiuta nell’essere e nell’agire.

Sconvolgenti la descrizione dell’imprenditore che si sente accompagnato e sostenuto fino alle 4:30 del mattino alla stazione, ma anche di colui che sale sul Cevedale con una retina di arancia in testa e si sente voluto e amato, così come dell’amico matricola che si sente contestare aspramente per il discorde accento che Enzo sente rispetto al nesso stabilito nella sua tesi tra Guccini e Leopardi, mentre si impegnerà di affidarlo agli occhi dei suoi amici più prossimi.

Nulla gli è ignoto della rabbia, dell’istintività, della reazione, dell’opinione perché tutto in lui, gradatamente ed in fretta, evolve e si convoglia in un “senza misura”.

Così il terzo passaggio della mostra corredato da numerosi esempi, mi ha lasciato addosso, come un regalo imprevisto, la consapevolezza chiara che quel ‘senza misura’ che si trasfigura nell’offerta di sé (parte quarta della mostra), è l’accadere della creatura nuova: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. Un cambiamento così radicale per cui anche in sala operatoria accetta di essere strumento di miracolo.

Cominciando le presentazioni, ho scelto dunque di invitare i visitatori a compiere un percorso per lasciarsi trascinare dalla forza e dall’ardore contagioso di Enzo, possibile anche oggi, per ognuno di noi prima di ogni tempra e temperamento.

Tanti, davvero tanti, hanno compiuto questo itinerario umano, confidandomi di essere usciti diversi, dall’ingresso in visita. Tanti gli inviti nelle città o nelle comunità, in Italia; tanti hanno ringraziato e hanno voluto continuare il discorso anche negli stand della cucina.

Il valore aggiunto è stata la commozione per Luna, Veronica, Francesca, Gigi, Andrea, Silvano, Paolo e i tanti giovani, disponibili, accesi e appassionati, che tra noi ho visto bruciare come Enzo nel toccare tutto, raggiungere tutti, pronti e aperti ad ogni dettaglio di bellezza, nella densità di ogni istante.

Enzo è vivo, come un avvenimento che ci abbraccia e continua.

Rosy Di Gaetano