Con Enzo sulla mongolfiera

“Enzo sceglieva le persone, ed io fui onorato di essere stato oggetto di questa scelta”. Pietro Lorenzetti, oggi storico e poeta affermato, era uno studente di Ravenna, iscritto al primo anno di università a Bologna, quando incontrò Piccinini, già adulto ed in procinto di iniziare l’attività medica al Policlinico Sant’Orsola e di assumersi importanti responsabilità nella Comunità di CL di Bologna.

“Evidentemente Enzo colse in me qualcosa che io nemmeno sapevo di avere e mi invitò a collaborare con lui nel CLU (CL Università)”. Negli anni l’amicizia si cementò e Pietro ha scritto tre poesie, che ricalcano momenti importanti vissuti con Enzo.

“A Santa Caterina Valfurva, durante una vacanza, Enzo mi prese da parte per modellare una mia reazione inadeguata, e le sue parole sono quelle che riportai nell’aprile 2015:

Non ne ricordo se non l’accento
ed il senso, profondo,
di strappare
il mio destino al destino”.

“Strappare il mio destino al destino” è rimasto un impegno costante nella vita di Pietro. Chiamato all’emozione del ricordo, egli ripercorre i tempi dei pranzi corali del lunedì all’Osteria della Fatica, in via Torleone, e le telefonate mattutine di Enzo, “ciao, novità?”, che aprivano praticamente ogni giornata; ricorda gli articoli che Piccinini dettava per il giornalino universitario “Iceberg”, curato da Lorenzetti e poi anche da Elena Ugolini; rivede la figura di Enzo testimone al proprio matrimonio con Ada:

Un’icona viva
il tuo bel volto grave
con la barba rame
quasi cristica
a margine
degli inginocchiatoi
e di noi
sopraffatti.
Tu testimone in piedi
del nostro prometterci unità e storia

La memoria non sbiadisce, perché l’ultima poesia che Pietro ha dedicato ad Enzo risale appena ad un anno fa.

Il testo che pubblichiamo, e che in parte riecheggia parole il brano “Gli angeli” di Vasco Rossi, è sgorgato a Pietro tenendo a mente ciò che Enzo disse a Rimini nel dicembre 1998 agli esercizi degli universitari: “Se dovessi paragonare la mia vita, come si è svolta (c’è una legge fisica che dice che l’orizzonte si muta mutando il punto di osservazione), userei questa metafora: la mia vita è come una mongolfiera, più vado, più m’innalzo, più mi impegno, più sono dentro a questa vita, più scopro degli aspetti dell’umano che erano impossibili prima: la capacità di fedeltà, di amicizia, di lealtà, di ripresa, di indomabilità, che non avevo mai pensato prima. Perciò, da ultimo, è una gratitudine. Come ho iniziato, così voglio finire: è una gratitudine che caratterizza la mia vita, perciò non ho paura di darla tutta”.

Fondazione Enzo Piccinini