Chi era Enzo Piccinini, medico chirurgo tragicamente scomparso in un incidente stradale nel maggio 1999, amico di don Luigi Giussani e instancabile educatore?

A rispondere, a 25 anni dalla morte, è Pier Paolo Bellini, amico e compagno di strada del medico reggiano, insieme a Chiara Piccinini, una delle figlie di Enzo, dando voce all’uomo, alle sue opere e alle parole che hanno segnato la vita di molti. Grazie alle trascrizioni dei suoi interventi pubblici (messe a disposizione dalla Fondazione Enzo Piccinini) e alle tante testimonianze inedite rilasciate da chi ha avuto la fortuna di incontrarlo, “Amico carissimo” è un racconto intimo e prezioso che permette a tutti, credenti e non, di avvicinarsi all’umanità straordinaria e alla profonda esperienza di fede di Enzo Piccinini. La causa di canonizzazione attualmente in corso è conferma di quanto egli continui a essere ancora oggi una figura di riferimento umano e spirituale per tante persone.

Gli autori

PIERPAOLO BELLINI

È Professore Associato in Sociologia dei Processi Culturali presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione dell’Università del Molise, dove insegna Sociologia della comunicazione. Dal 1997 al 2010 è stato General Editor della serie Spirto Gentil.

Chiara Piccinini

figlia di Enzo, è ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze linguistiche e letterature straniere dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

È possibile acquistare il libro presso questi rivenditori ed in ogni libreria in tutta italia

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Comitato XXV Enzo Piccinini

Eventi

  • Domenica 26 Maggio 2024

    Evento di apertura delle celebrazioni del XXV Anniversario della Salita al Cielo di Enzo Piccinini

  • Domenica 02 Giugno 2024

    S. Messa per il XXV anniversario, momento di festa e presentazione del libro a Modena

    Domenica 02 Giugno 2024

  • Domenica 23 Giugno 2024

    Enzo, intensamente umano, totalmente di Cristo

Recensioni

Ho incontrato di nuovo Enzo, il mio amico “venerabile” nel tour de force dell’infinito

L’altro fatto che non conoscevo e che mi ha commosso è la corrispondenza tra Enzo e Fiorisa durante il fidanzamento. Si tratta di brevi brani di lettere scritti con grande finezza e sensibilità, pieni di un amore vero, fatto di sentimento e di giudizio, che cerca conforto e correzione.

Enzo […] come risulta dalle lettere a Fiorisa, lo sapeva fin dai vent’anni che era un «capopolo» e un «egocentrico». Aveva la coscienza chiara della difficoltà nel cammino verso l’ideale cristiano. Confessava il bisogno della «verifica con altre persone (quelle del Movimento) senza voler a tutti i costi emergere». Una coscienza così a vent’anni nei dialoghi con la fidanzata è veramente rara. Enzo era un grande.

In Enzo si dimostra che la natura profonda dell’intelligenza è affettiva, sorgente dalla sequela a Giussani e alla compagnia da lui originata. Bardazzi rimarca e documenta che Enzo cercava continuamente la correzione, che, attraverso un paragone gioioso o sofferto, è comprensione delle cose e fonte di un’azione certa e indomabile.

Storia del medico che ha scoperto che la felicità è una cosa seria

La crescita professionale del Piccinini chirurgo accompagna infatti i sempre più numerosi impegni nel Movimento. Il racconto del metodo costruito da Enzo nell’affronto del paziente, fusione italiana di interdisciplinarietà appresa in America, talento cristallino e passione per la ricerca, prende nel libro una sconvolgente attualità a causa del covid: momento insopportabilmente dilatato in cui è più difficile trascurare la domanda altrimenti obliata su cosa siano la vita, la morte, la salute, la medicina, il dolore.

Il cuore del libro e forse nei dialoghi con Giussani, più volte raccontati in pubblico da Piccinini e divorati da tanti su alcuni filmati di YouTube, ma qui legittimati e vivificati.

Il più clamoroso evento della vita pubblica di Piccinini e forse un’operazione complicatissima compiuta su una paziente ritenuta inoperabile. […]

Perché il rischio, nel racconto di Bardazzi, non è un azzardo sbruffone, né una prova di baldanza superomistica. Piuttosto la certezza riposante e battagliera che si può combattere sapendo che l’esito non è in mano d’uomo. Che la felicità per cui vivere non è frutto dell’assenza di sbagli, ma di un cuore semplice e inquieto da tuffare nel mondo.

Doveva avere in mente uomini così Flannery O’Connor, quando, con una pugnace traduzione del Vangelo di Matteo, scrisse: “Il cielo è dei violenti”.

Piccinini, fare il medico per incontrare la felicità

Ben singolare destino quello di Enzo Piccinini, classe 1951, figlio di coltivatori, segnato ad appena 14 anni dalla morte, sotto ai suoi occhi, di un fratello. Ragazzo instancabile e appassionato, che forse per un istante corse il rischio di bruciare nel terrorismo la sua ansia di vita e di giustizia.

Piccinini si laurea, segue un primario, ne fa il suo maestro, ma presto capisce che è un cinico.

Il giovane medico abbandona il maestro; ne cerca altri, anche se dirà poi “chi mi ha insegnato a fare il medico è Giussani”. Non la tecnica certo, ma lo sguardo: il paziente è prima di tutto una persona.
Ma se poi curare non basta, il paziente era per lui uno a cui stare accanto fino all’ultimo. I testimoni raccontano che a chi stava morendo quel medico diceva, da fratello, che “tornare da Dio non è un male”.

Un libro, questo, da regalare agli studenti di medicina, perché si chiedono quali medici vogliono essere, e anche ai primari e ai luminari, perché si domandino quali medici sono diventati.

I preti di Reggio Emilia e il mancato brigatista Beato

La storia del chirurgo Piccinini, nei suoi anni giovanili, apre riflessioni importanti. Enzo Piccinini incontra a Reggio Emilia i futuri cofondatori delle brigate rosse, Alberto Franceschini, Prospero Gallinari, Roberto Ognibene e gli altri, frequentando tra il 1969 e il 1970 il celebre “Appartamento” dove si ritrovavano. Quella generazione è segnata da i drammi della guerra civile e si divide tra percorsi diversi. […] Piccinini proprio dentro l’Appartamento incontra il cristianesimo e sostiene che la risposta al suo bisogno di giustizia sociale era quella: non Marx, ma Gesù Cristo.

Per troppo tempo è passato in secondo piano il contributo dato alla Resistenza da tanti partigiani cattolici e monarchici, spesso aiutati da preti e suore.

Vita di un chirurgo felice

Un uomo proclamato servo di Dio dalla Chiesa, che fece della sua professione, la chirurgia, esercitata nell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, la grande arena in cui sperimentare la sua umanità. Piccinini anticipò di anni quello che oggi viene studiato e praticato da molti giovani medici: la cura medica come accoglienza dell’umano a 360 gradi, perché è semplicemente assurdo credere di poter curare una persona senza accoglierla profondamente presso di noi.

Persona intesa non solo, dunque, come ingranaggio di carne che deve essere riparato, ma come creatura irripetibile, con un patrimonio di storia e amore assolutamente unico. Piccinini anticipò di anni questa particolare forma di empatia unita alla medicina non per obbedienza a una avanguardia teoretica da inseguire, ma come profondissima adesione al sentimento cristiano, che fa del corpo dei malati il luogo dove sperimentare la nostra compassione.

[…]

Il libro di Bardazzi vince la scommessa più difficile, riesce, infatti, a restituire la vitalità di un uomo affamato di alterità, capace di trovare soluzioni laddove gli altri vedevano soltanto muri invalicabili.

[…]

Vivere obbedendo a ciò che ci chiama da dentro, senza alterazioni possibili. Un traguardo che raggiungono in pochi, pochissimi. Tra di loro, senz’altro, c’è Enzo Piccinini, uomo, medico, che viveva la felicità degli altri come la somma della sua felicità.

Dal 14 Maggio in libreria

la vita di Enzo Piccinini attraverso le sue parole e le testimonianze delle persone a lui più vicine

Il libro “Amico carissimo” ricostruisce l’esperienza viva di Enzo Piccinini, stimato medico chirurgo morto nel 1999, di cui nel 2024 ricorre il venticinquesimo della salita al cielo. Pier Paolo Bellini, suo amico e Chiara Piccinini, sua figlia, ricostruiscono i temi esistenziali che più stavano a cuore a Enzo, ricavandoli dalle trascrizioni delle sue testimonianze e dei suoi interventi pubblici. Le tante testimonianze originali di coloro che lo hanno conosciuto direttamente documentano l’esperienza che nasceva intorno alle sue parole.

Ne emerge la capacità che Enzo aveva di contribuire alla formazione di un pensiero critico originale e quindi il suo vitale contributo alla cultura del nostro tempo, attraverso un metodo educativo rivolto a tutti, in particolare ai giovani, caratterizzato dal mettere in luce ciò che collegava direttamente le parole all’esperienza personale. Emerge, sia dai suoi contributi che dai racconti di vita dei suoi amici, la profonda unità che caratterizzava ciò che Enzo diceva, la sua profonda fede cristiana, la sua modalità di viverla integralmente.

Questo testo è l’occasione, anche per chi non l’ha conosciuto direttamente, di toccare con mano l’avventura quotidiana che caratterizzava le giornate di Enzo, tutte proiettate a vivere appieno l’incontro con l’Altro: un abbraccio possibile a chiunque si trovasse a condividere con lui anche un breve tratto di esperienza umana.